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Siamo onesti

La maternità in azienda spesso viene percepita come un problema, perchè?

  • La carenza di una rete di supporto adeguata (asili, babysitter, nonni) porta spesso ad un’assenza prolungata della lavoratrice e ad un largo utilizzo di congedi e permessi per gestire gli imprevisti.
  • A volte il rientro a lavoro è fonte di grande preoccupazione, stress, frustrazione e disagio. La lavoratrici sono spesso sopraffatte dal senso di colpa nel non essere abbastanza “presente” in famiglia e non essere abbastanza “produttiva” a lavoro.
  • Le neo-mamme sono spesso demotivate, hanno paura di non riuscire più a ritrovare interesse e concentrazione nel lavoro.

Transizione

  • Il momento del rientro al lavoro comporta nuovi equilibri e non sempre la neo-mamma è pronta al cambiamento
  • Deve tornare ad avere degli spazi e degli impegni extra familiari che spesso non riesce a conciliare
  • Deve saper pianificare una diversa gestione del tempo e dei carichi di lavoro, in casa e fuori
  • Deve imparare a gestire il distacco dal suo bambino e l’accettazione della sua nuova condizione

Oggi

La madre lavoratrice è anche la principale caregiver, rappresenta un capitale umano sottoutilizzato, spesso costretta a fare rinunce e a sacrificare la propria carriera.

Nel periodo di transizione la lavoratrice si trova infatti in una condizione di fragilità (fisica e psicologica) e se non adeguatamente supportata e accompagnata potrebbe decidere di abbandonare il posto di lavoro, con un conseguente impoverimento economico della famiglie, un aumento del divario uomo/donna e del gender gap in azienda.

Domani

È necessario un cambiamento culturale.

La madre lavoratrice ha bisogno di un maggior ascolto delle proprie necessità, una maggiore consapevolezza delle proprie risorse personali e di come applicarle in tutti gli ambiti della vita (anche professionali)

L’azienda deve saper accogliere e agevolare il rientro dalla maternità, effettuare cambiamenti nella propria organizzazione, ridefinire ruoli e strategie e aprirsi a nuove possibilità

Maternità - Opportunità

Può esserlo solo se viene riconosciuto il potenziale formativo e le competenze trasversali:

 

  • Maggiore empatia, calma e ottimismo
  • Migliore gestione del tempo e delle priorità
  • Capacità di problem solving
  • Pensiero autonomo e maggior coraggio di azione
  • Capacità di assumere ruoli e funzioni diverse

Materrnità e Grandi dimissioni, c’è un legame?

Sì, l’inconciliabilità tra bisogni e offerta.

Le DIMISSIONI VOLONTARIE delle lavoratrici madri sono state circa 38mila nel 2021 nella fascia di età tra 29 e i 44 anni di età (età generalmente del primo figlio) e tra le motivazioni prevalgono quelle

  • dell’impossibilità di conciliazione vita-lavoro
  • seguita dalla difficoltà nella gestione familiare delle attività di cura
  • e dalla mancanza di servizi territoriali di sostegno (es. asilo nido o baby-sitter) o da un costo di questi ultimi troppo elevato.
I padri si dimettono, sì, ma in percentuale nettamente inferiore e per motivi gran parte legati a passaggio a nuova azienda (più del 75%), a differenza delle madri (solo il 18%).

Altro dato che emerge è che l’impossibilità di conciliazione vita-lavoro è determinata dalle caratteristiche dell’azienda dove la lavoratrice è impiegata

  • distanza dal luogo di lavoro o cambiamento della sede
  • mancanza di flessibilità o di orario di lavoro adeguato
  • mancata concessione del part time
  • mancata modifica delle attività da svolgere

I numeri e i dati rilevati dall’Ispettorato del lavoro confermano che le madri non riescono a delegare le attività di cura del bambino, hanno un eccessivo carico di incombenze e risulta spesso impossibile una conciliazione tra famiglia e lavoro.